giovedì 13 febbraio 2014

L'Artista d'avanguardia

Ti racconto una storia, veloce e, spero, piacevole.

Nel 2008, con i "Joey Tassello and the Excellent Adventure", portavamo in scena uno spettacolo chiamato "The Big Pulp Adventure", concerto-musical-recital dedicato al cinema pulp.


Lo spettacolo aveva un forte impatto narrativo, anche grazie al lavoro che avevamo fatto su sceneggiatura, scelta di immagini da proiettare (a tempo di musica), selezione dei musicisti etc.

Avendo avuto un certo successo decidemmo di portarlo al Colonia Sonora Festival, importante rassegna musicale piemontese che si svolgeva in estate.
Quello era l'anno in cui si giocavano gli europei di calcio, quindi un bel rischio riguardo affluenza di pubblico (cosa successa ad ogni concomitanza con eventi calcistici).
Per evitare insuccessi si decise di abbinare il nostro spettacolo ad una band storica, che ben poteva apprezzare il tipo di show proposto:
gli Skiantos.


Il giorno del concerto eravamo piuttosto elettrizzati. Non solo per l'esibizione, soprattutto il fatto di poter condividere lo stage con una band di culto, che ha segnato la storia della musica rock italiana.
I bolognesi furono molto gentili, disponibili e affabili. 
Esattamente come ci aspettavamo io e Tassello, i nostri idoli erano dei bravi cazzari dediti allo svacco più totale.

La prima cosa che dissero era che potevamo suonare quanto ci pareva, non avevamo i classici vincoli del minutaggio "stretto" (di solito 40 minuti per le band spalla). 
Quindi potevamo proporre il nostro show per intero.
La seconda fu la risposta positiva alla richiesta di poter partecipare alla fine dello show.
Roberto Freak Antoni (voce, fondatore e mente del complesso) si disse entusiasta all'idea di sparare all'intera band (il finale dello spettacolo prima dei bis).

C'era un solo piccolo problema:
Freak e Dandy Bestia (chitarrista ed altro membro storico della band) dovevano andare a presentare, presso la Feltrinelli di Torino, un loro libro con cd. Ed erano piuttosto agitati perché non avevano nessuno cui chiedere un passaggio.
Al che mi offrii io, in quanto non necessitavo di alcun soundcheck (la mia era una parte recitata, con un inserto musicale).

Nel giro di pochi minuti mi ritrovai a passeggiare per Torino con i due bolognesi.
Essendo stato, in passato, molto interessato ai movimenti di protesta della bologna del 1977, al movimento musicale di quel periodo e dell'interesse artistico dell'epoca, feci lunghe chiacchierate col duo, specie con Freak, che si rese assai disponibile a raccontarmi aneddoti su quel periodo, al suo rapporto con artisti del calibro di Andrea Pazienza (altro mio grande mito), del giovane Vasco Rossi (e molte storie divertenti ed interessanti riguardo il loro rapporto) e di tanti altri di quel periodo.

Rimasi con loro per tutto il pomeriggio, assistetti alla conferenza stampa godendomi quel momento simpatico e pieno di interessanti spunti.

Alla fine della conferenza stampa il duo si congedò, non prima di aver prestato le giuste attenzioni al loro pubblico, regalando autografi, fotografie, pacche sulle spalle, abbracci etc.
Prima di scendere al piano inferiore, Freak prese due copie del libro+cd "devo fare due regali a due persone importanti" e lo vidi fare diligentemente la fila in cassa e pagare i due prodotti.
Cioè... un libro suo, della sua band, di gran parte della sua storia. Un libro che avrebbe potuto prendere gratis, invece se lo pagava.
E lo faceva per fare un regalo.

Successe poi un imprevisto.
Dopo aver salutato una coppia di vecchi amici "sono ragazzi che mi ospitano sempre quando vengo a Torino" ed essere rimasto con loro una decina di minuti, si girò per indicarmi il via e tornare al festival.
E lo fece porgendomi il libro.
"mi fa piacere che tu lo abbia, un piccolo ricordo da parte nostra"
Fu un gesto del tutto spontaneo e sincero, che non mi sarei mai aspettato.
Di quei gesti di una volta, che non si usano quasi più.
Un gesto che mi abbracciò per tutto il ritorno, mentre continuavamo a chiacchierare di ogni cosa. 
Un gesto che mi tenne compagnia tutto il concerto, quando Freak Antoni salì poi sul palco e fece, con me, tutto il finale.
Un gesto che ricordo sempre con molta gioia ed una punta d'orgoglio.


Ti racconto questo perché l'autore di quel gesto, oggi, ci ha lasciati per sempre.
Ci ha salutati in silenzio, in una bella giornata di sole.
In un Febbraio primaverile.

Quel piccolo geniale folle bolognese che mi regalò parte della sua storia in un pomeriggio.
Grazie Roberto.
Continua a far casino ovunque tu sia ora. 
Artista d'avanguardia.












venerdì 24 gennaio 2014

Il teatro è vita

Mi è capitato sovente che la gente mi chieda "ma come ti è venuto in mente di fare l'attore?".
Eh boh... chi se lo ricorda...

porta pazienza, son passati anche più di 26 anni ormai

Sicuramente ha influito la passione che mi ha trasmesso mia madre (appassionata di cinema e teatro), il fatto che da sempre ho "interpretato" personaggi. Che lo facessi animando i giocattoli, o di persona, con gli amici, ho sempre "finto" di essere altra gente, di crearmi personaggi buffi (e non solo) cercando l'attenzione generale.
Persino a scuola non mancavo di fare qualche stupidaggine e di tenermi quasi sempre al centro dell'attenzione.

ricordo anche di aver fatto parte di uno spettacolo a scuola, in quarta elementare. dovevo essere il protagonista di una lunga storia. la sapevo tutta a memoria, mi sentivo contento e preparato.
presi la febbre e rimasi a casa un paio di giorni. al ritorno il personaggio era stato dato ad un altro bambino. 
vissi la prima di una lunga serie di delusioni professionali! 
mi diedero comunque una bella parte in quella che, anni dopo, riconobbi essere un "monologo". 
fui bravo, mi dissero. lo strillone che pubblicizzava il giornale della scuola.
ma io volevo fare il protagonista della storia lunga!

Sta di fatto che, a metà della seconda media, volevo fare l'attore.
Mi iscrissi anche ad un corso di recitazione nel doposcuola. Facendo anche una serie di scenette che vennero poi filmate e, successivamente, visionate dal pubblico.
Mi divertiva.
Potevo usare parrucche, travestimenti, impersonare il vecchio disegnando la barba sulla faccia o il gangster cattivo.

C'erano delle volte in cui "rubavo" la telecamera di mia madre e, con i miei più cari amici, giravamo delle piccole storie in vhs.

ti stai chiedendo dove siano questi filmati? a casa dei miei genitori, ovviamente.
chissà, magari un giorno li trasferirò in digitale e li condividerò in rete...
... forse...

Storie horror demenziali davvero assurde.
Ti basti sapere che una di queste si chiamava "Batosmar e il padrone mostro"... ma l'Osmar del titolo non ero io! Io mi occupavo di fare gli intro, la regia e le riprese.
Robe assurde, fidati!

Nel settembre del 1987 mi iscrissi al Laboratorio Teatrale di Torino, praticamente un'accademia d'arte drammatica a tutti gli effetti.
La scuola si svolgeva in tre anni. Un primo anno detto "amatoriale", d'avvicinamento (2 volte a settimana con lezioni da 4 ore circa, con recitazione, dizione e fonetica).
E due anni "professionali", tutti i giorni con 6 ore di lezioni al giorno. Più i saggi. Più eventuali spettacoli in scuole, proloco etc.
Le lezioni erano lunghe e dure, e trattavano ogni cosa. Dalla recitazione al mimo, passando per storia del teatro, canto, yoga, scherma, espressione corporea, trucco, judo e danza.

Ad Ottobre del 1987 venni preso per un corto pubblicitario e, nel Dicembre del 1987, Margherita Fumero mi fece debuttare in uno spettacolo teatrale vero. In un teatro vero. Con attori veri!

un piccolo e grassottello bimbetto

Tutto questo perché avevo 13 anni ma ne dimostravo molti meno. Soprattutto avevo naturalezza e sfacciataggine, il giusto mix per non rendersi bene conto di quello che si poteva "rischiare", ma con una certa dose di serietà lavorativa (che mi porto tutt'ora dietro).

nota, non arrivavo a toccare per terra
da seduto 

E quindi, poco più che ragazzetto, mi trovai a calcare le assi del palcoscenico.
Ovviamente senza lasciare la scuola, anzi.

andavo anche a scuola al mattino, disegno meccanico. 
esperienza ridicola durata un solo anno. fa conto che non te lo abbia nemmeno scritto.

Finito il primo anno introduttivo incominciai il secondo, professionale.
E lì continuai a fare spettacoli in giro per i palchi piemontesi (specie spettacoli natalizi e laudi pasquali) e a preparare le giornate del saggio.

si, sono capelli quelli

E continuai a fare teatro per tanti altri anni.

Ma non era di questo che ti volevo parlare, bensì delle sensazioni che si provano sul palcoscenico.
Il teatro ha una magia indescrivibile.
Quando arrivi e vedi la platea, sali in proscenio, vai nei camerini e ti prepari il materiale. Poi ti trucchi, ti vesti, ti metti a posto ciò che ti serve vicino le quinte, ripassi a memoria e scarichi la tensione passeggiando e ripetendo le varie scene.
E in quei momenti ti senti euforico, teso, adrenalinico, eccitato, emozionato, sicuro, determinato.
Senti la platea che piano piano si riempie, il vociare del pubblico, i minuti che passano, le battute e gli scherzi coi colleghi, i vari riti e scaramanzie, le occhiate d'intesa e favoreggiamento. E la voglia di spaccare tutto!

E poi il cigolare delle assi del palcoscenico, l'odore delle quinte e del sipario, la polvere, il calore delle luci soffuse, il bisbigliare per non farsi sentire dal pubblico, l'assistente di scena che ti avvisa degli ultimi minuti rimasti prima dell'inizio dello spettacolo, l'assicurarsi che sia tutto in ordine e pronto.

Infine il buio sul palco, il prendere posizione in scena, le luci che si spengono in platea e, di colpo, il silenzio del pubblico.
Il rumore del sipario che si apre, gli applausi degli spettatori, le luci che riprendono forma e danno vita allo spettacolo.
E da lì in avanti il gioco comincia. E cominciano nuove emozioni.

Una sensazione di potere ti investe quando ti accorgi di avere gli sguardi di tutto il pubblico addosso.
In quel momento sei solo tu il centro di quell'universo.
Tu hai il potere.
Il potere di far sognare e coinvolgere le persone.
Se ci riesci, hai vinto.

Quando ti trovi bene in una compagnia, i colleghi diventano i migliori amici con cui condividere il gioco. Ti scambi la fiducia e la gioia di essere lì assieme. Condividi le stesse sensazioni, le stesse emozioni, la stessa adrenalina.
Se c'è sintonia puoi anche inventare e rendere più appetitosa la performance. Improvvisare a braccetto per poi tornare sui giusti binari, occhiate d'intesa e poi giocare, giocare e giocare ancora.
Se ti diverti si diverte il pubblico. Lo capisce, si sente coinvolto, rimane appagato, si sente parte di te. Tu sei loro, loro sono te.
E' la cosa più bella del mondo.
E' diverso dal suonare, dallo stare sul set, davanti alle telecamere, al microfono o in regia.
E' tutta un'altra cosa.
E' tutta la mia vita.

Dio, quanto mi manca il teatro.









giovedì 23 gennaio 2014

Amarcord - i giocattoli dei miei tempi [Micronauti]

E visto che due giorni fa ho compiuto 40 anni (me li hai fatti gli auguri!?), faccio il bravo e non ti prometto che sarò puntuale nei miei scritti. No.
Però inauguro una "nuova"e soprattutto originale rubrica amarcord chiamata "i giocattoli dei miei tempi".
Va che robe ti faccio scoprire!


bellino che ero


MICRONAUTI

Ci fu un tempo in cui i videogames non esistevano.
"Porca miseria", penseranno i più giovani, "e con che cosa passavano il tempo i bambini?".
Coi giocattoli. Pensa un po'.

A parte sta intro da nonno davanti al camino, te che stai leggendo questo proprio giuvincello non sei, dì la verità.
Però i Micronauti forse non te li ricordi, o non li hai mai visti. 
E io sono qui per te.
Prima ancora dei Transformers c'erano loro a regnare incontrastati fra i robbottoni di noi bimbetti di metà anni '70.


All'inizio non avevano nulla a che vedere con i robot. 
Erano più una specie di ominidi/androidi, corredati ognuno con qualche astronave o simile, legato alla tipologia di personaggio. Tipo quello con il sarcofago egizio.
Ne avevo uno uguale, ma lo ricordavo blu.


Tutti avevano diverse particolarità.
Costavano un botto e si rompevano come niente fosse, ad esempio.
Però erano dannatamente belli, attraenti, ti invogliavano alla collezione assidua, al gioco condiviso con gli altri bambini, a creare un mondo di storie immaginarie e passare così ore e ore a farsi i viaggioni.

Nel frattempo la fantascienza in Italia conobbe due fenomeni:
Guerre Stellari e i cartoni animati giapponesi coi robot!!!
Da lì la fine. 
Perché quelli dei Micronauti si ispirarono a Jeeg Robot D'Acciaio per tirare fuori due gioiellini che ci fecero agitare come fossimo dei tarantolati in preda all'astinenza da eroina e topa.

infermiera, voglio la mia dose!

Eccoli, in tutto il loro splendore.
Force Commander il buono, dal luccicoso manto bianco, due tubi stile sub ed il portamento fiero ed incazzuso.
Baron Karza il cattivo, il dark, a metà strada fra Dart Fener e la creatura di Frankenstein ed il portamento fiero ed incazzuso.

Perché entrambi erano fieri ed incazzusi, e che uno fosse il buono e l'altro il cattivo sarà stato dato dal colore, non ricordo. Ma ricordo di essere, ancora oggi, intossicato da loro!!
Ma un cavaliere poteva non avere il suo corazzato ronzino?
Giammai!!

infermiera!!!!

Mamma mia, non puoi capire. NON PUOI CAPIRE!
Provo a ricompormi.

Sta di fatto che dalla fine degli anni '70 a metà degli anni '80 loro sono stati il non plus ultra di ogni bimbetto che si rispettasse.
E piacevano anche a molte femminucce.

Ora ti spiego.
Il corpo era compatto e, nelle giunture, quattro fori con due binari in ferro ciascuna e, in mezzo, una potente calamita. Perché il bello di questi robottoni era che potevi togliere gli arti e inserirci i vari gadget in dotazione. Fra cui due missili a punta, modello trivella, che potevi anche posizionare sulla schiena.
Se staccavi le gambe, e toglievi la testa del cavallo, avevi subito uno splendido centauro.
Dalla pancia potevi sparare un missile.
Ed entrambi i pugni erano due potentissime armi, che venivano sparati all'occorrenza (ed erano anche le prime cose che andavano perdute).

NON PUOI CAPIRE!

Poco dopo, pare solo per il mercato italiano, uscirono anche dei "cugini" alieni.


magma e floron, chiaro?

Quindi, complice anche le pubblicità televisive e quelle sui giornalini, i poveri genitori dovevano accedere a dei mutui per poter accontentare i propri pargoli.
Soprattutto il periodo natalizio a causa del catalogo della GIG, che aveva lo stesso effetto per noi bambini come lo ha la figa su Rocco Siffredi.
Per diverso tempo noi venivamo bombardati da queste immagini, ovunque.

come si può resistere a tanta beltà? dimmelo!

anche i fumetti!!

lo so, ti stai chiedendo che è l'ergo spalma. 
poi te lo spiegherò.

E lui che ti guardava, sempre. Con fare tentatore.

Force Commander. 
Fa di me quel che vuoi.

Come succede spesso, si arrivò ad avere così tanti personaggi nuovi in uscita da iniziare la saturazione.

il principe

e l'imperatore

tutta la famiglia

Ed infatti, con l'arrivo dei Masters Of The Universe, i Micronauti iniziarono a perdere fascino e, prima ancora che i Transformers vedessero il cielo italiano, i deliziosi e ambitissimi robottoni erano già stati dimenticati.

Col passare del tempo, ovviamente, c'è stata la riscoperta.
Dirai "beh, perché non li hanno più prodotti?"
Sbagli. Pare che abbiano fatto una fugace apparizione sul mercato del 21esimo secolo. Non nei negozi di giocattoli, bensì nei negozi di collezionismo, fumetterie, shop di giochi di ruoli e simili. A prezzi osceni, as usual.

In rete si trovano anche quelli dei miei tempi. Inutile aggiungere che si trovano su cifre a cui confronto essere schiaffeggiati da un gorilla incazzato e con gli ormoni primaverili a mille sarebbe meno doloroso.
Uffa.

Ecco, se vuoi farmi un bel regalo per i miei primi 40 anni, sai già come potresti rendermi felice.


lui si sarebbe davvero il massimo

ma anche Jeeg è una alternativa molto piacevole

Per non saturarti evito di raccontarti che il successo fu così grande che uscirono anche i supereroi Marvel e Dc Comics calamitati, personaggi di film e cartoni animati.
E ti evito anche la storia della micronite.

Micronite!!?!?!?

brividi lungo la schiena

Ma questa è un'altra storia.













  









lunedì 16 settembre 2013

Le canzoni per i momenti hot

Eh si caro te, lo so che mi odi.
Odi questo mio modo di essere pigro in tutto. Anche nello scrivere.
Io già te lo dissi...

E visto che mi odi, caro te, voglio suggerirti/indicarti un paio di canzoni per il pomicio duro, il giusto petting e, perché no, anche del sano sesso agile e soddisfacente. Così, per fare pace.
Canzoni che ti possono aiutare ad entrare in sintonia con i giusti ritmi... capiscamme...


Vado a memoria eh, non te la prendere se poi non sono proprio quelle che ti aspetti.



The Great Gig In The Sky - Pink Floyd - 

Al primo posto, ovviamente, non poteva mancare quella che viene considerata fra le più sensuali della storia del rock.
Il dolce pianoforte di Richard Wright, la chitarra slide di Gilmour e la calda ed erotica performance vocale di Clare Torry la rendono una vera icona della musica del 20esimo secolo.
E pensare che la canzone dovrebbe narrare della morte.
Una prova in più che amore e morte vanno a braccetto.

Ascolta "The Great Gig In The Sky"


Angel - Massive Attack - 

Qui devo limitarmi ad un brano solo, mentre sarebbe da prendere in considerazione l'intero album "Mezzanine" di cui "Angel" è il brano d'apertura.
Ho sempre trovato che i ritmi lenti ed ossessivi dei Massive Attack fossero perfetti per il sesso (quello) profondo, lungo, sentito...
Insomma, se cerchi la cosa selvaggia, veloce, fugace questo disco non fa per te.
Se invece cerchi totale armonia sessuale e totale coinvolgimento, fatti avanti.
Mi saprai dire.

Ascolta "Angel"


Morcheeba - The Sea -

Altra canzone piuttosto famosa, questa secondo me più adatta al limone duro, all'intreccio di lingue sapori e labbra.
Si insomma mi hai capito.
Diciamo che chi ben comincia è a metà dell'opera, citando il saggio.
Poi vabeh.. la voce di Skye... che te lo dico a fare?

Ascolta "The Sea"


Portishead - Glory Box -

Anche per i Portishead vale lo stesso discorso dei Massive Attack, devo prendere un esempio solo ma andrebbero bene altre decine di brani.
Loro li trovo un pelo più "selvaggi".
Più carne e sangue.

Ascolta "Glory Box"


Everything But the Girl - Love Is Strange -

Deliziosa cover ad opera del duo inglese, più adatto ad una passeggiata preludio al bacio. Non sarebbe male nemmeno come colonna sonora del primo bacio.
Poi puoi anche farne l'uso che più ti aggrada.
Giusto per curiosità:
ne esiste una versione più seventies usata come colonna sonora del capolavoro porno "Gola Profonda".
Cioè... hai capito no?

Ascolta "Love Is Strange"


Gotan Project - Santa Maria (Del Buen Ayre) -

Perché il tango è già sensuale di per sé.
Questo brano poi è talmente passionale che basta il primo ascolto per prendere i giusti "ritmi".
E poi, vero, gioco in casa.

Ascolta "Santa Maria (Del Buen Ayre)"


Nick Drake - Pink Moon -

La storia del bravissimo e sfortunato Nick forse non si addice al senso di questo mio post, però non credo che a lui sarebbe dispiaciuto.
Qui siamo nel territorio più folk ed acustico dei titoli finora suggeriti.
E mi rendo conto che è anche il brano più corto, come minutaggio.
Ma non è che devi dare libero sfogo alle tue voglie con una canzone sola, giusto?
Quindi acchiappati questo bellissimo preludio a quellochepiùtigarbaate.
In più la canzone è splendida, come l'intero album.
Cosa volere di più.

Ascolta "Pink Moon"


Peter Gabriel - Lovetown - 

Un brano poco conosciuto del geniale Gabriel, dalla colonna sonora del film "Philadelphia" è forse il più ritmato dell'intero lotto.
Anche qui, però, il sangue prende piede portandoti al giusto climax. Se poi si seguono i vocalizzi di Peter durante il ritornello... beh... si è facilitati.

Ascolta "Lovetown"


John Mayer - Slow Dancing In a Burning Room -

Concludo con questo capolavoro del giovane chitarrista americano.
Un blues che ti invoglia ad approfondire l'argomento con chi hai di fronte.
Ha il ritmo giusto, la melodia giusta, il calore adatto.
Insomma... se vai in bianco con questa, cambia mestiere.

Ascolta "Slow Dancing In a Burning Room"




Buon divertimento
























giovedì 9 maggio 2013

Recensioni - "Hitchcock"

Ok my friend, parto subito con questa nuova rubrichina bella originale fin dal titolo:

Recensioni

Adesso non stare a menare la uallera* per l'ennesima rubrica strausata nel web (e non solo) e goditi ste due righe. Tanto so gratis.

Ordunque qualche settimana fa mi sono recato ad un vecchio cinema torinese, assieme alla Trinity, per godermi la proiezione di codesto filmetto che, devo esser sincero, aspettavo con ansia da un po' di tempo.

Tralasciando il godimento di tornare in un vecchio cinema della mia città che, in passato, mi ha regalato tante belle visioni (cui farò un articolino a parte) e, soprattutto, LONTANO da sti cazzo di multiplex (e dai tamarri vari assidui frequentatori di codesti odiosi luoghi, che saranno fra i protagonisti dell'articolino a parte di cui sopra), mi sono introdotto nella sala e mi sono goduto codesto succoso film.




Trama

Sir Alfred Hitchcok (non ancora sir), decide di girare un nuovo film, tratto da un romanzo.
Psycho. 
Avrà un sacco di casini ma ce la farà, facendo un filmone dellamadonna™ guadagnando una vagonata di soldi.
Fine.

Se pensi che la trama sia tutta qui ti dirò subito.
Si, è tutta qui.
In superficie.

Perché, all'interno, è piena di psicosi, paure, ossessioni, gelosie, paranoie, bugie, mezze verità.
Come è, d'altronde, un po' tutto il mondo del cinema.

Fa specie pensare che Psycho fosse un prodotto cui nessuno credesse, a parte Hitchcock ovviamente.
E di quanta fatica abbia dovuto soffrire per vedere la luce.

Chi conosce il personaggio sa già a cosa andrà incontro:
Hitchcock e la sua ossessione verso cibo, vouyerismo e donne bionde.
La sua meticolosità nel girare.
Il suo aplomb tutto inglese.

Il resto lo fa tutto il cast.
Spettacolare.

I personaggi sono incredibilmente somiglianti (come un buon biopic insegna). Sono rimasto assolutamente sbalordito dalla (pur breve) apparizione di James D'Arcy (noto soprattutto per serie televisive) nei panni di Anthony Perkins/Norman Bates. Incredibile.
Non tanto per la somiglianza fisica, quanto per la caratterizzazione.

Anthony Hopkins (Alfred Hitchcok), Scarlett Johansson (Janet Leigh) e James D'Arcy (Anthony Perkins)

E poi Hopkins nei panni di sir Alfred.
Straordinario.
Come straordinaria è la prestazione di Gigi Proietti nel prestargli la voce.

Si sono lette molte critiche sul fatto che Proietti sia stato scelto al posto dello storico Dario Penne.
Come già spiegato dal grande Massimo Giuliani (direttore di codesto doppiaggio), è stata proprio la produzione americana a non volere la voce usuale di Hopkins.
Perché il pubblico avrebbe ricondotto questa all'attore. Mentre doveva immedesimarsi sul personaggio.
Giuliani, in una videointervista, spiega comunque che il provino a Penne lui gliel'ha comunque fatto, come forma di rispetto (come giusto che sia).
Ma gli è stata preferita la voce di Proietti che molti, in maniera ingenua e alquanto ignorante, hanno subito incluso nella lista dei "talent" (le voci di NON doppiatori prestati al doppiaggio per "avvicinare il pubblico" al film). Dimenticandosi, o non sapendo, che Proietti è un signor doppiatore da tempo immemore. Uno dei migliori in Italia.
Eh si... anche prima voce storica di codesto personaggio:

Non lo sapevi? Sono due euro all'uscita, grazie.

Quindi total respect.

Ovviamente altra menzione speciale alla bravissima Helen Mirren (già ottima regina Elisabetta nel "The Queen" del 2006) nel ruolo della sagace, intelligente e paziente Alma Reville, la moglie del regista inglese. Ed anche per le due protagoniste giovani Scarlett Johansson nei panni di Janet Leigh, e dell'altrettanto brava (anche se meno presente) Jessica Biel nei panni della poco amata (da Hitchcock) attrice Vera Miles.
C'è anche un veloce cameo di Ralph Macchio... qui senza kimono.

Altamente consigliato.












* cos'è la uallera? Questo.

(_)_)IIIIIIIIIIIIIIIID

  






sabato 27 aprile 2013

welcome back

Hai ragione, hai ragione.
Già so che non sono tante le persone che leggono codesto blog (almeno al momento, spero poi cresca pochetto), se poi tradisco anche te, che sei una di quelle poche, con le mie assenze...!

Però l'avevo scritto di perdonare eventuali mie mancanze.
Eh... persona avvisata mezza etc etc.

Vabeh, non che sia stato poi tanto impegnato.
Ma fra festività natalizie (giuro, volevo scrivere un bel post di quanto a me piaccia il Natale, l'atmosfera e cose simili... ma la dannata pigrizia. Facciamo che me la tengo buona per la prossima, che dici?), compleanno (mi hai fatto gli auguri a Gennaio? Va che son 39 ne), qualche lavoretto, un po' di musica, qualche concerto, servizi esterni con riprese ed interviste e mille progetti da realizzare ho stipato un po' di materiale da poter utilizzare qui dentro.
Con calma...

Intanto, come stai?
Io sto.
Nel senso che non è proprio periodo facile, un po' come per tutti.
Diciamo che ho qualche accenno di depressione mista ansia, che cerco di tenere a freno.
Vedremo.
Ho qualche novità non molto positiva che, al momento, non posso rivelare. Sperando si possa risolvere.

In poche parole, che due coglioni.

Visto che hai atteso tutto questo tempo, e dato che sono un po' stanchino... ti fo un regalo.
Sperando tu possa apprezzare.




Si però un cazzo di commento una tantum potresti anche lasciarmelo, qui sotto...!








martedì 4 dicembre 2012

Zoo di 105 - il casting

Era già da qualche tempo che, col mio socio ed amico Joey Tassello, si pensava di spedire un po' del nostro materiale alla squadra dello Zoo di 105. Eravamo convinti che i nostri doppiaggi , finalizzati alla band "Joey Tassello and the Excellent Adventure" e agli spettacoli dal vivo, potessero interessare e piacere.
Sicuramente non eravamo i primi né saremmo stati ultimi a fare una operazione del genere, a partire dal gruppo "Nido di Cuculo" di cui siamo fan, ma a parte gli amici di "Ciau Bale" (noto show piemontese) che riproponevano ridoppiaggi in dialetto, avevamo notato che nessuno di questi li eseguiva in maniera professionale. Divertenti e a volte geniali certo, ma pur sempre amatoriali.
Unendo il mio lato artistico ed il lato tecnico di Joey sapevamo di aver tirato fuori scenette divertenti che facilmente ingannavano gli amici e spettatori di queste nostre reintepretazioni, forti anche del fatto di aver cominciato a lavorare assieme a pieno regime grazie alla cooperativa di doppiaggio ODS.

Ma il problema principale era: come venire in contatto con loro?
Certo, c'erano gli indirizzi di posta elettronica, i numeri di telefono etc.
Ma sarebbero stati disposti a dedicarci qualche minuto per visionare il nostro materiale?
Avrebbero trovato un po' di tempo da dedicare a noi?
E, soprattutto, quanta gente li contattava ogni giorno con idee progetti scritti?

Quindi per più di tre anni continuammo a ideare, produrre e realizzare per fatti nostri, cercando di migliorare.

Quando a fine 2010 avvenne la scissione all'interno del programma radiofonico avvisai subito Tassello.
"Secondo me è il momento ideale per proporci o, almeno, farci conoscere con i nostri lavori", ma si riproponevano le problematiche di cui sopra.
Non che ci mancasse la faccia tosta eh...
Tempo di pianificare, scegliere il materiale e, soprattutto, creare qualcosa di originale apposta per loro che si venne a sapere del "reclutamento" di Maccio Capatonda e della sua banda all'interno dello Zoo.
Figata, pensammo subito. Entrambi eravamo grandi fan dei loro lavori e questa scelta era stata molto più che azzeccata. E, di nuovo, abbandonammo l'idea di portare loro le nostre creazioni.

Nemmeno pochi giorni e venne fuori la notizia che lo Zoo di 105 avrebbe effettuato un casting per trovare un nuovo collaboratore per il programma.


Dopo esserci procurati la mail per iscriversi, grazie alla nostra amica e collega Elisa Dante (che scoprimmo, più avanti, anche lei provinante), inviammo la presentazione e link di alcuni nostri lavori.
La risposta affermativa arrivò il giorno dopo.

Finalmente io e Joey Tassello potevamo portare i nostri video allo Zoo.

L'appuntamento era fissato per il 19 Gennaio, mercoledì. Il giorno prima del mio compleanno.
L'area scelta erano degli studi in periferia di Milano, l'appuntamento era per le 13 circa. 
Ci accolse Milena, segretaria di radio 105. Ci fece firmare il foglio di presenza e compilare la liberatoria dandoci poi il numero per il casting. 
Si sarebbe svolto nel più classico dei modi:
noi davanti la telecamera su sfondo bianco a parlare con chi ci avrebbe fatto le domande.
Milena ci fece leggere un foglio con le domande che ci avrebbero rivolto, le classiche domande da provino (chi sei, da dove vieni, esperienze...), in più domande di carattere tecnico (uso di determinati programmi, esperienze in quel settore) che calzavano a pennello per Tassello. Quelle in ambito artistico (personaggi vocali, testi scritti...) erano più per me.

Insomma, essendo in coppia eravamo (forse) più avvantaggiati.
Sapevamo anche che la nostra amica Chiara Francese aveva sostenuto il provino il lunedì precedente, con ottimi risultati fra l'altro.

Nel locale c'erano tanti ragazzi, una saletta dove poter star seduti su dei divanetti e un via vai di gente anche non provinanti.
Confesso che eravamo piuttosto stanchi io e Tassello (lui ad un certo punto si addormentò pure vicino un calorifero), soprattutto perché più passava il tempo, più sembrava lontano il momento del nostro provino.
Conoscemmo un po' di ragazzi, facevamo battute al nostro solito... insomma eravamo i cazzari di sempre.
C'è chi cercava di essere simpatico in tutti i modi, chi si faceva i fatti propri, chi era più amichevole e chi più sulle sue.
Un bel bestiario per il nuovo Zoo!

Nel frattempo conoscemmo Massimo Cavozzi, il cameraman di 105 nonché collaboratore dello Zoo, e Gerry Romano, famoso speaker ed anche lui collaboratore del programma, che facevano interviste per il sito della radio. Anche con loro si parlò parecchio del più e del meno, soprattutto di musica e anche di calcio.

Finalmente, dopo più di 5 ore d'attesa, venne il nostro turno.
Milena ci disse che il nostro provino lo avrebbe voluto vedere. Ci aveva trovati simpatici e "cazzoni" al punto giusto e ci consigliò di non "spegnerci" davanti alle telecamere, come aveva visto fare ad altri provinanti che, in sala d'attesa, sprizzavano energia ma che davanti alla telecamera si erano improvvisamente ammosciati. Abituati ormai al nostro programma tv "Joey's Garage" era una delle poche cose di cui non dovevamo preoccuparci.

Entrammo nella sala, c'era un ragazzo che stava finendo il provino.
Ci fecero mettere da parte, segnarono i nostri nomi (sia d'arte che reali) e ci fecero un paio di foto. Una seria e una con "la faccia da Zoo".
Questo fu il risultato.


Pochi minuti dopo iniziò il provino vero e proprio.
C'erano diverse persone sedute ad un tavolo con la tv davanti, un altro gruppo di persone sedute al fondo della sala e una bella ragazza a farci le domande:
Stefania Pittaluga in Mazzoli. la moglie di Marco creatore e conduttore dello Zoo di 105.
Iniziò facendoci le prime domande che erano presenti sul foglio che ci fecero leggere ore prima, poi tutto proseguì in maniera piuttosto naturale, come fosse una delle nostre solite puntate folli televisive.
Ed infatti le domande si interruppero e si continuò invece a ruota libera.

Sentivamo la gente reagire bene, ridere e, nonostante la stanchezza che si leggeva sui loro volti, parevano sinceramente divertiti.



Alla fine del nostro provino Milena si alzò e ci fece ok con i pollici, sorridente e anche soddisfatta. Si avvicinò e ci disse "è andata benissimo ragazzi, sono contenta".
Consegnammo un dvd con i nostri lavori audio/video, parlammo ancora parecchio con la Stefy e con Eleonora Capostagno (la "popi popi" del programma radio).
Stefania ci disse subito "al di là di come andrà il provino, non smettete con i doppiaggi perché io ho anche il sito dello Zoo in mano, e sono sempre alla ricerca di contenuti da poter proporre al pubblico".
Ci salutarono tutti, tecnici compresi, e continuarono con i provini.

Fuori dalla sala Milena ci abbracciò e ci ripeté i complimenti, arrivò anche Cavozzi che ci disse "faccio il tifo per voi" ed anche Gerry Romano si congratulò con noi.

Durante il viaggio di ritorno io e Tassello parlammo di quella bella esperienza.
Comunque fosse andata ci eravamo divertiti e, cosa più importante, finalmente ci eravamo fatti conoscere. Avevamo detto "hei guardate che esistiamo anche noi" e non avevamo sfigurato davanti alla telecamera anzi, a giudicare dalle risate sentite, eravamo andati meglio di come ci eravamo immaginati. E consegnato il nostro materiale, finalmente!!
Non che ci facessimo troppe illusioni, ma sapevamo di non aver fatto una figura di merda.

Pochi giorni dopo arrivò la mail confermandoci di essere passati al provino e che ci avrebbero invitati in studio per una partecipazione in diretta durante il programma.

Ci buttammo subito a fare quello che siamo più capaci.
Lavorare.